Messo in isolamento il migrante irregolare, di cui non si conosce la nazionalità, arrivato lo scorso giovedì dalla Lombardia
Luigi Murciano / GRADISCA – È legato a un ospite del Cpr uno degli 8 casi di positività al Covid-19 registrati sinora a Gradisca d’Isonzo. La notizia è stata ufficializzata ieri dal sindaco della Fortezza, Linda Tomasinsig, che in serata ha voluto informarne pubblicamente la cittadinanza. A essere risultato positivo al tampone è un migrante irregolare trasferito il 19 marzo dalla Lombardia all’ex caserma Polonio. Proprio il territorio di provenienza del migrante in attesa di rimpatrio – del quale non sono state rese note le generalità né la nazionalità – ha consigliato le autorità a effettuare il test, il cui esito positivo è arrivato martedì. La persona, che risulta essere asintomatica e in condizioni di salute discrete, è stata immediatamente posta in isolamento. Non sta avendo contatti né con gli altri ospiti del “carcere per migranti” – sono poco meno di 50 -, né con le forze di polizia o gli operatori della coop padovana Edeco che gestisce la struttura. Le sue condizioni sono costantemente monitorate e nei prossimi giorni l’uomo verrà sottoposto, come da prassi, ad un ulteriore tampone.«Sono venuta a conoscenza di un caso di contagio al Cpr da una fonte ufficiosa – ha rivelato Tomasinsig -. Immediatamente mi sono attivata per contattare il prefetto di Gorizia, Massimo Marchesiello, che mi ha confermato la notizia. Il prefetto mi ha informato che il detenuto è stato posto in isolamento fin dall’arrivo in struttura e che sono stati messi in atto accorgimenti per evitare i contatti con il personale e con gli altri detenuti». Il riserbo della Prefettura, che ai nostri taccuini si limita a confermare le procedure intraprese per trattare il caso, è massimo. La preoccupazione del sindaco di Gradisca, cittadina su cui insistono non una ma due strutture ministeriali per migranti (l’altra è il vicino Cara per richiedenti asilo) è palpabile.«Fin dall’inizio dell’emergenza ho chiesto alla Prefettura notizie in merito alla gestione della situazione presso le due strutture governative, venendo informata con una nota dell’ente gestore Edeco in merito alle azioni di contrasto alla diffusione del coronavirus presso il Cpr. Sulle azioni di contrasto messe in campo al Cara mi è stata invece fornita informazione verbale, in particolare sulla limitazione delle uscite degli ospiti (che a differenza del Cpr non sono trattenuti ndr)».La prima cittadina rammenta come «già il 13 marzo associazioni e legali del settore immigrazione avessero chiesto al Ministro dell’Interno Lamorgese, alle Prefetture e alle Questure di tutta Italia di bloccare gli ingressi nei Cpr nella attuale situazione di emergenza sanitaria. Destava e desta infatti particolare preoccupazione la condizione di queste strutture, dove un numero elevato di persone vive in condizioni di promiscuità e dove non è facilmente ipotizzabile l’applicazione delle misure previste dalle disposizioni (distanze, misure igieniche, mascherine). «I Cpr – prosegue – sono frequentati quotidianamente da persone che vivono all’esterno: personale delle forze di polizia, degli enti gestori, mediatori, giudici e avvocati, con conseguente pericolo di diffusione del contagio per loro e i loro familiari». Poi una riflessione amara: «Ancora una volta ciò che ruota attorno all’istituzione Cpr è mantenuto riservato e fuori dal controllo pubblico».