Covid-19 – cinque ordini del giorno respinti senza un perché: occasione persa

Covid-19 – cinque ordini del giorno respinti senza un perché: occasione persa

Gorizia, 2 aprile – L’approvazione all’unanimità del secondo disegno di legge legato all’emergenza Coronavirus, il ddl n. 85, è stato l’ennesimo segnale di collaborazione da parte dei gruppi politici del Consiglio regionale. Pur contenendo anche norme che con l’emergenza non c’entrano nulla (su tutte il prolungamento delle elezioni del 2021 al 2022), il voto favorevole del nostro gruppo al ddl nel suo insieme conferma il senso di responsabilità di fronte ad una situazione emergenziale mai vissuta prima. Peccato che la Giunta e la maggioranza abbiano respinto cinque ordini del giorno (sui sette presentati) che contenevano indicazioni costruttive e collaborative sui temi in discussione. Tra questi, uno conteneva la possibilità di concedere anche alle famiglie con disabili la possibilità di uscire di casa con procedure semplificate (senza certificati medici specifici ma con il solo certificato di disabilità che già contiene la necessità di accompagnamento), ma inspiegabilmente è stato, assieme agli altri, respinto.

Si può uscire – giustamente – per portare il cane a fare i propri bisogni, ma non il resto. Davvero un peccato, un’occasione persa…

Scarica e leggi gli ordini del giorno respinti da Fedriga:

ddl 85 odg 1

ddl 85 odg 2

ddl 85 odg 3

ddl 85 odg 4

ddl 85 odg 6

La regione non puo’ lasciare soli i sindaci dell’isontino ne’ sui dati dei contagi sul proprio territorio, ne’ a definire un criterio per la distribuzione delle mascherine

La regione non puo’ lasciare soli i sindaci dell’isontino ne’ sui dati dei contagi sul proprio territorio, ne’ a definire un criterio per la distribuzione delle mascherine


Gorizia, 28 marzo – Non è tempo di polemiche (anche se a livello nazionale Salvini e Meloni non perdono occasione per attaccare il Governo su qualsiasi questione e specularne politicamente), ma alcune cose vanno precisate:

  • Dopo aver promesso “due mascherine ad ogni cittadino del FVG”, in questi giorni i vertici politici della Regione hanno informato i Sindaci che esse arriveranno diluite in un periodo di alcune settimane, scaricando su questi la definizione delle priorità di assegnazione. Credo che non sia compito di un primo cittadino definire priorità di distribuzione senza avere alla base un criterio tecnico-scientifico cui attenersi, con il rischio di una guerra tra poveri;
  • Non è possibile che i Sindaci isontini, a diversi giorni dal pronunciamento favorevole della Protezione Civile, non siano in grado di conoscere i casi di positività e quarantena del proprio territorio, così da poter organizzare con i volontari quei servizi di supporto necessari in questi casi. Ciò, mentre in altre zone della Regione i Sindaci sono quotidianamente informati dalla rispettiva Azienda Sanitaria di quanto accade nei loro Comuni. Mi chiedo allora dove sta l’uniformità di comportamento su tali temi a livello regionale?

Queste sono due situazioni che il nostro gruppo consiliare in Regione ha già segnalato ai vertici della Regione, perché non può pensare di lasciare soli gli amministratori locali senza strumenti di azione in questa delicata e drammatica fase economica e sanitaria per il Paese.

Bufera sul sindaco di Gradisca

Bufera sul sindaco di Gradisca

 


Forze dell’ordine in pericolo»

le reazioniNessuna allerta. Ma certamente preoccupazione. Ora che la notizia di un caso di contagio all’interno delle spesso invalicabili mura del Cpr è trapelata, il timore è che ciò inneschi tensioni e proteste da parte degli altri migranti “reclusi”, già in stato di agitazione in queste ore tanto da indire uno sciopero della fame («Ma portato avanti non certo dalla totalità degli ospiti e più volte rientrato in questi giorni» assicura il questore Gropuzzo). A quanto si apprende, la cinquantina di irregolari detenuti al Cpr non era infatti a conoscenza di un caso di contagio all’interno e questo potrebbe divenire un casus belli per inscenare proteste o – nel caso peggiore – violente rivolte.Al tardo pomeriggio di ieri, secondo le istituzioni, l’atmosfera al Cpr era sotto controllo. Ma la situazione non viene sottovalutata. A questo scenario già complesso si aggiunge la reazione della popolazione, da un lato preoccupata che il sindaco Linda Tomasinsig non fosse stata preventivamente informata del caso di contagio; e, dall’altro, piuttosto confusa: non tutti sembrano aver compreso che l’infetto è un ospite di una struttura blindata come il Cpr (i migranti da rimpatriare), e non del vicino Cara (ove i richiedenti asilo, tecnicamente liberi di circolare, in questi giorni sono comunque tenuti ad osservare le stesse precauzioni dei cittadini italiani).Era stata Linda Tomasinsig, intercettati i rumors, a ottenere dal prefetto l’ufficialità sul caso di contagio. E decidere di comunicarlo alla cittadinanza. Una decisione criticata dai sindacati di polizia. La più aspra quella del Sap provinciale, attraverso il segretario Angelo Obit, che parla di «imprudenza» nel divulgare sui social la notizia. «Per quanto comprenda il legittimo diritto del sindaco a essere informata, con questa decisione ha messo in pericolo l’incolumità delle forze dell’ordine che potrebbero essere costrette a sedare una rivolta, con una possibile fuga dei trattenuti sul suo territorio. Il questore ha agito responsabilmente ponendo in isolamento la persona proveniente da una zona ad alto rischio di contagio e facendolo sottoporre a tampone – conclude Obit -. I gradiscani sarebbero stati più tutelati se il sindaco avesse saputo attendere e giustamente protestato nelle sedi istituzionali». Meno caustica la posizione del Siulp: «L’eccesso di riserbo della Prefettura aveva le sue ragioni – commenta il segretario Giovanni Sammito – ma comprendo anche il sindaco. A maggior ragione in un momento di emergenza come questo, il Cpr di Gradisca avrebbe dovuto essere chiuso. Gli agenti sono pochi, spesso aggregati da altre Questure: le auspicate assegnazioni non arrivano. Il territorio è sguarnito e l’apertura di un fronte-Cpr in queste ore sarebbe drammatica».Difende l’operato di Tomasinsig il consigliere regionale dem Diego Moretti: «La salute pubblica è una responsabilità del sindaco, ma per poterla esercitare è fondamentale la trasparenza. Non è solo una questione comunicativa: è un voler mettere in sicurezza prima di tutto le persone che al Cpr lavorano. Non ho dubbi che siano state attuate tutte le procedure sanitarie più corrette. Ma su questioni così delicate l’amministrazione va coinvolta. Tomasinsig non poteva certo voltarsi dall’altra parte, né tantomeno potrà essere ritenuta responsabile di eventuali violenze al Cpr». L’assemblea No Cpr No Frontiere punta il dito sulla Prefettura: «Grave che i reclusi siano stati tenuti completamente all’oscuro della presenza di un internato risultato positivo al virus. Non ci importa sapere né discutere se i Cpr siano attrezzati o meno per gestire eventuali contagi all’interno: e rimangono luoghi di umiliazione e privazione della libertà per persone che hanno la sola colpa di non possedere un “regolare” pezzo di carta».

Un positivo al Centro rimpatri di Gradisca

Un positivo al Centro rimpatri di Gradisca

Messo in isolamento il migrante irregolare, di cui non si conosce la nazionalità, arrivato lo scorso giovedì dalla Lombardia

Luigi Murciano / GRADISCA – È legato a un ospite del Cpr uno degli 8 casi di positività al Covid-19 registrati sinora a Gradisca d’Isonzo. La notizia è stata ufficializzata ieri dal sindaco della Fortezza, Linda Tomasinsig, che in serata ha voluto informarne pubblicamente la cittadinanza. A essere risultato positivo al tampone è un migrante irregolare trasferito il 19 marzo dalla Lombardia all’ex caserma Polonio. Proprio il territorio di provenienza del migrante in attesa di rimpatrio – del quale non sono state rese note le generalità né la nazionalità – ha consigliato le autorità a effettuare il test, il cui esito positivo è arrivato martedì. La persona, che risulta essere asintomatica e in condizioni di salute discrete, è stata immediatamente posta in isolamento. Non sta avendo contatti né con gli altri ospiti del “carcere per migranti” – sono poco meno di 50 -, né con le forze di polizia o gli operatori della coop padovana Edeco che gestisce la struttura. Le sue condizioni sono costantemente monitorate e nei prossimi giorni l’uomo verrà sottoposto, come da prassi, ad un ulteriore tampone.«Sono venuta a conoscenza di un caso di contagio al Cpr da una fonte ufficiosa – ha rivelato Tomasinsig -. Immediatamente mi sono attivata per contattare il prefetto di Gorizia, Massimo Marchesiello, che mi ha confermato la notizia. Il prefetto mi ha informato che il detenuto è stato posto in isolamento fin dall’arrivo in struttura e che sono stati messi in atto accorgimenti per evitare i contatti con il personale e con gli altri detenuti». Il riserbo della Prefettura, che ai nostri taccuini si limita a confermare le procedure intraprese per trattare il caso, è massimo. La preoccupazione del sindaco di Gradisca, cittadina su cui insistono non una ma due strutture ministeriali per migranti (l’altra è il vicino Cara per richiedenti asilo) è palpabile.«Fin dall’inizio dell’emergenza ho chiesto alla Prefettura notizie in merito alla gestione della situazione presso le due strutture governative, venendo informata con una nota dell’ente gestore Edeco in merito alle azioni di contrasto alla diffusione del coronavirus presso il Cpr. Sulle azioni di contrasto messe in campo al Cara mi è stata invece fornita informazione verbale, in particolare sulla limitazione delle uscite degli ospiti (che a differenza del Cpr non sono trattenuti ndr)».La prima cittadina rammenta come «già il 13 marzo associazioni e legali del settore immigrazione avessero chiesto al Ministro dell’Interno Lamorgese, alle Prefetture e alle Questure di tutta Italia di bloccare gli ingressi nei Cpr nella attuale situazione di emergenza sanitaria. Destava e desta infatti particolare preoccupazione la condizione di queste strutture, dove un numero elevato di persone vive in condizioni di promiscuità e dove non è facilmente ipotizzabile l’applicazione delle misure previste dalle disposizioni (distanze, misure igieniche, mascherine). «I Cpr – prosegue – sono frequentati quotidianamente da persone che vivono all’esterno: personale delle forze di polizia, degli enti gestori, mediatori, giudici e avvocati, con conseguente pericolo di diffusione del contagio per loro e i loro familiari». Poi una riflessione amara: «Ancora una volta ciò che ruota attorno all’istituzione Cpr è mantenuto riservato e fuori dal controllo pubblico».

CLASSE DEMOCRATICA: riprendono i corsi di formazione

CLASSE DEMOCRATICA: riprendono i corsi di formazione

Martedì prossimo 5 novembre riprende l’attività di Classe Democratica, la Scuola di formazione che come Partito Democratico isontino abbiamo istituito a luglio, rivolta in primis a neo-amministratori locali e persone che si avvicinano alla politica. La seconda sessione 2019 (divisa in tre incontri) inizierà martedì 5 con Davide Furlan – Sindaco di Romans d’Isonzo – che parlerà di Società Partecipate degli enti locali, proseguirà il 19 novembre con Mariagrazia Santoro – consigliere regionale – che si occuperà di Strumenti di pianificazione del territorio, e si concluderà il 3 dicembre con Sara Vito – Responsabile Ambiente del Partito regionale – che tratterà di Politiche Ambientali degli enti locali. Gli incontri si terranno tutti presso la Sala polifunzionale del Consorzio di Bonifica Pianura Isontina di Ronchi dei Legionari (via Duca d’Aosta) dalle 18,30 alle 20,00

Enti locali: Moretti, 1.300 firme per rivendicare tutela isontino

Enti locali: Moretti, 1.300 firme per rivendicare tutela isontino

Consegnata petizione a Zanin. «Ora vedremo capacità di ascolto del cdx»

 

 

UDINE 04.06.19. «Dagli spezzatini o dalle annessioni annunciate sulla riforma degli enti locali, dopo quanto accaduto sulla Sanità, da Fedriga e dal centrodestra solo umiliazioni per il territorio isontino. Ora, sulla prossima, annunciata ma non ancora formalizzata, riforma delle autonomie locali, si dia ascolto vero alla voce di ben 1.300 persone che hanno sottoscritto la petizione per la tutela dell’Isontino». A dirlo è il consigliere regionale e segretario del Pd isontino Diego Moretti che oggi, insieme al presidente dell’assemblea provinciale del Pd di Gorizia Alessandro Zanella, ha consegnato al presidente del Consiglio regionale, Piero Mauro Zanin, una petizione con circa 1.300 firme per la tutela, la valorizzazione e l’unità del territorio isontino.

«Finora, dagli atteggiamenti e dalle dichiarazioni di intenti della Giunta e del centrodestra, non c’è stato nulla di positivo per il territorio isontino: passate le elezioni amministrative (tanto per non scontentare nessuno), come garantito dal centrodestra, la riforma degli enti locali dovrebbe arrivare nell’agenda dei lavori del Consiglio. Vedremo di quale ascolto sarà capace la maggioranza regionale e di come darà seguito o meno alle istanze espresse da un intero territorio». Infatti, come ha ricordato anche Zanella (primo firmatario della petizione), «questa è un’azione politica dove il Pd inizialmente ha avuto un ruolo propulsivo, per poi svilupparsi in maniera pressoché trasversale, esprimendo una volontà di tutto il territorio». I contenuti della petizione sono infatti presenti nelle singole mozioni votate dai 25 Consigli comunali dell’isontino in questi ultimi mesi: «speriamo che questo sia tenuto in considerazione dalla Giunta regionale e da tutto il centrodestra, trattandosi della volontà di un intero territorio espressa attraverso i massimi organi elettivi locali» ha sottolineato Moretti.

La petizione, chiede al presidente della Regione e a quello del Consiglio di:

intraprendere tutte le iniziative possibili atte a valorizzare e a tutelare i confini territoriali isontini, nonché il patrimonio e le identità espresse all’interno di quest’area dall’insieme dei suoi comuni;

Promuovere ogni iniziativa mirata a tutelare l’autonomia politica e amministrativa dell’Isontino;

Coinvolgere, nel processo di nuova identificazione dell’autonomia isontina, tutte le amministrazioni comunali dell’area isontina attraverso un approccio che parta dal basso e consideri le specificità economiche, linguistiche e amministrative dell’area interessata.

I sindaci isontini a Roberti «Non accettiamo decisioni prese sulla nostra testa»

I sindaci isontini a Roberti «Non accettiamo decisioni prese sulla nostra testa»

La rabbia dei primi cittadini non convocati al vertice sulla riforma degli enti locali. Sono pronti a manifestare con la fascia tricolore

Sindaci isontini sul piede di guerra. «Dall’assessore regionale Roberti uno sgarbo che va ben oltre la forma già discutibile: non accetteremo decisioni prese sulla nostra testa e siamo pronti a dimostrarglielo».

Il caso politico è servito, in vista della riunione convocata per lunedì a Monfalcone dall’assessore regionale alle Autonomie Locali Pierpaolo Roberti per discutere il futuro assetto del sistema Regione-enti locali, con particolare riguardo – ca va sans dire – proprio per le questioni riguardanti l’Isontino. Una riunione alla quale però sarebbero stati invitati solamente i sindaci di appena 7 comuni su 25 della provincia di Gorizia: quelli dei due centri più popolosi (Gorizia e Monfalcone), quelli dei due meno popolati (Dolegna del Collio e Doberdò), di San Floriano del Collio in rappresentanza della comunità di lingua slovena, ed infine i due primi cittadini delle municipalità che rappresentano il territorio in seno al Consiglio delle Autonomie Locali, Cormons e Grado. Un criterio che non è affatto piaciuto alla stragrande maggioranza dei sindaci dei comuni rimasti esclusi dal “vertice”, già preoccupati dal temuto smembramento della provincia e dalla possibile “annessione” a Trieste, e ora spiazzati da quello che definiscono un vero e proprio sgarbo istituzionale. Si sono ritrovati ieri in municipio a Gradisca non solo per esprimere contrarietà al metodo adottato dall’esponente della giunta Fedriga («sconcertati» e «basiti» i due aggettivi più utilizzati) ma per annunciare un’immediata e clamorosa controffensiva se la situazione non rientrerà nelle prossime 24 ore: «A quell’incontro siamo pronti a recarci ugualmente, con tanto di fascia tricolore». «Dell’incontro di Monfalcone – hanno spiegato due dei portavoce della “levata di scudi”, Linda Tomasinsig per Gradisca e Davide Furlan per Romans – i sindaci della Destra Isonzo sono stati informati grazie alla correttezza istituzionale del primo cittadino di Cormons, Roberto Felcaro. Addirittura all’oscuro di tutto invece quelli della Sinistra Isonzo». «Un atteggiamento intollerabile – fanno eco il sindaco di Staranzano, Riccardo Marchesan, e di Savogna Alenka Florenin – da parte di chi a parole aveva assicurato di voler coinvolgere tutti i comuni nella concertazione sul futuro del territorio. Non siamo ancora entrati nel merito di una riforma di cui non si sa nulla, che già manca il rispetto per i cittadini e dei loro rappresentanti: non certo un grande inizio». Presente al “patto fra i sindaci” di Gradisca anche il primo cittadino di Grado, Dario Raugna che – pur formalmente invitato da Roberti – preannuncia di essere pronto a rimanere fuori dal summit per solidarietà ai colleghi. «La sede istituzionale per un incontro tanto delicato è la Regione, o al limite Gorizia in quanto capoluogo – argomenta Raugna -. E forse proprio dal sindaco Ziberna ci saremmo attesi, e ci attendiamo ancora, un salto di qualità e di personalità».
Enti locali: Moretti (Pd), disegno folle di Roberti, con nuove Province, isontino fatto a pezzi

Enti locali: Moretti (Pd), disegno folle di Roberti, con nuove Province, isontino fatto a pezzi

«Ritornare alle Province elettive è assurdo e antistorico. Proporre un disegno dove l’isontino o viene assorbito da Trieste o ne esce fatto a pezzi è del tutto folle e dimostra, ancora una volta, la considerazione pari a “zero” che la Giunta Fedriga ha del nostro territorio. Tutto questo avviene sotto il silenzio degli esponenti del centrodestra locale». A dirlo è il consigliere regionale del Pd, Diego Moretti, commentando le dichiarazioni dell’assessore alle Autonomie locali, Pierpaolo Roberti sulla volontà di ricostituire nuove Province elettive.

«È agghiacciante la visione che Roberti ha della Città metropolitana di Trieste: Gorizia da una parte come Provincia, Monfalcone dall’altra, inglobata nella Città metropolitana. Salvo, dice l’assessore, ascoltare tutti preventivamente. Il mantra dell’ascolto che abbiamo sentito per mesi è una colossale presa in giro, mantra al quale crede solo lui. Poi quello che succede è che ai sindaci ci si passa sopra, gli alleati invece abbassano la testa. Così è stato per la Sanità, dove l’isontino è stato svenduto a Trieste, con i sindaci Cisint, Felcaro e Ziberna nella parte degli spettatori. Così è chiaro che avverrà per gli Enti locali, con un modello ricopiato in maniera simile se non identica». Secondo Moretti, «sono proprio questi sindaci, per primi, che dovrebbero sostenere gli interessi del territorio. A parole sembrano leoni, peccato che alla prova dei fatti non sono stati più che docili e fedeli agnellini, succubi ai piedi di Fedriga e Roberti. Dovrebbero difendere i loro territori, ma invece difendono esclusivamente gli interessi dei propri partiti. Noi non staremo da quella parte».

SULLA SANITA’ REGIONALE E’ CALATO L’OSCURANTISMO DELLA CONTRORIFORMA.

SULLA SANITA’ REGIONALE E’ CALATO L’OSCURANTISMO DELLA CONTRORIFORMA.

Dopo mesi di attesa speravamo di trovarci davanti una proposta su cui ragionare, invece la “Controriforma della Sanità” targata Riccardi è un colpo al cuore della sanità regionale e un vero e proprio pugno allo stomaco di quella isontina.

Lo smembramento della sanità dell’intera provincia di Gorizia è servito, alla faccia dei due litiganti Ziberna-Cisint, incapaci di elaborare una proposta condivisa, il terzo se la gode, ed in questo caso, in pieno stile centrodestra, il terzo sarà il privato convenzionato.

L’azzeramento delle strutture di Gorizia e Monfalcone mette chiaramente in luce tutta la debolezza della classe politica del centrodestra provinciale, che soccombe ai ben più strutturati interlocutori triestini, scelti e tutelati dal governatore Fedriga in persona. Altro che ritorno all’Azienda Isontina, lungamente vagheggiato dai forzisti goriziani, e ancor meno capiterà ai leghisti monfalconesi di rivedere i blitz della sindaca Cisint nelle corsie dell’ospedale cittadino, andrà tutto bene, perché non ci sarà più nulla da difendere.

Asservire Gorizia e Monfalcone a Trieste significherà anche obbligare l’intera cittadinanza isontina a farsi carico dei disagi generati dalla difficoltà viabilistica e di parcheggio in cui i tre ospedali triestini sono letteralmente immersi.
Nessuno nega che la riforma della sanità introdotta dal centrosinistra necessita ancora di aggiustamenti, soprattutto dal punto di vista organizzativo, ha però il grande merito di porre al centro le necessità dei cittadini e i servizi di prossimità, fondamentali data l’età media della popolazione regionale; ma soprattutto identifica chiaramente come prioritaria ed adeguatamente finanziata la sanità pubblica, generando così in legge, oltre che nei fatti, la prospettiva di un sistema che ha gli strumenti per migliorarsi e continuare a crescere.

I disastri che questa controriforma genererà purtroppo sono a livello regionale e vanno ben al di là del solo territorio della provincia di Gorizia.  Con la sua controriforma Riccardi riesce in un sol colpo a distruggere il sistema della sanità pubblica regionale, per anni fiore all’occhiello di questa regione, e a smantellare a macchia di leopardo i servizi territoriali lasciando l’intera regione alla mèrce del migliore offerente privato.

E’ già, perché il privato arriva solo dove ci sono spazi di mercato da prendersi, quindi il primo risultato della controriforma di Riccardi che tutti toccheremo con mano, sarà l’immediato depauperamento di ciò che ora funziona bene. Una storia già vista, il sistema americano insegna, al pubblico resteranno il pronto soccorso e tutto ciò su cui è impossibile fare budget, al privato convenzionato il resto.

Una sanità privata con livelli di offerta strutturati per censo per i diversamente abbienti, per tutti gli altri un sistema pubblico al quale verranno destinate sempre meno risorse e che, secondo le regole del mercato, sarà sempre meno appetibile anche per medici, professionisti e personale sanitario in genere.

Il Segretario Provinciale del Pd di Gorizia
Silvia Caruso

Rossi: a Grado inqualificabile attacco a istituzione democratica. Solidarietà alla Giunta Raugna

Rossi: a Grado inqualificabile attacco a istituzione democratica. Solidarietà alla Giunta Raugna

Il Partito Democratico provinciale interviene duramente su quanto avvenuto a Grado, con ben due sedute del Consiglio comunale che non si sono potute tenere a causa della “bagarre” scatenata da diversi gruppi di opposizione. E il segretario provinciale del PD, Marco Rossi, coglie l’occasione anche per sottolineare la posizione del PD. «Legittimo che si esprima dissenso, non legittimo che un’istituzione eletta dei cittadini sia impossibilitata a lavorare dal comportamento di consiglieri comunali e militanti, diversi dei quali appartenenti anche a forze politiche di estrema destra. Queste cose non possono succedere, non nel 2017, non in un paese democratico come l’Italia. Chi non è d’accordo lo deve fare esprimendo la propria voce nella sede opportuna quale è il Consiglio comunale attraverso gli strumenti che la legge prevede, non impedendo al Sindaco di parlare e al Consiglio comunale di svolgersi regolarmente: è assolutamente inqualificabile e inaccettabile che ci sia chi interpreta in questo modo la rappresentanza politica.»
«Da parte nostra esprimiamo solidarietà al sindaco Raugna e appoggio alla scelta di contribuire all’accoglienza dei rifugiati: quello che dovrebbe fare OGNI SINDACO, Raugna ha semplicemente fatto quello che, se ogni sindaco d’Italia facesse, risolverebbe il problema in poche settimane. Se c’è un problema nell’accoglienza dei rifugiati è a causa di chi si comporta irresponsabilmente, rifiutandosi di applicare le leggi dello stato e di svolgere la sua funzione di ufficiale di governo, sperando che il problema finisca sempre nel “giardino del vicino”».
«Non è assolutamente pensabile – conclude infine Rossi – che sia questo quello che attende ogni amministratore che semplicemente adempie al proprio compito. Chi pensa che sia questo il modo di fare politica non è degno nemmeno di sede in un consiglio comunale visto che va contro ogni basilare principio di una rappresentanza democratica e, sicuramente, è quanto di più lontano dalla politica del Partito Democratico che a tutti i livelli si è espresso a sostegno dell’accoglienza diffusa per evitare l’utilizzo di strutture di accoglienza di grande dimensione che, quelle sì, producono allarme sociale e problemi di gestione».